Miguel Benasayag, il presente minaccioso: lettera alle nuove generazioni

Un gesto di amicizia e di amore per la vita di Miguel Benasayag, una mano tesa verso chi vivrà, più di tutti, le conseguenze di un mondo oscuro.
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Foto di Miguel Benasayag sorridente che guarda in camera

Viviamo un tempo caotico, molto pericoloso, di profondi cambiamenti e di sfide impellenti. Da qui l’idea di questa lettera indirizzata ai giovani, che vuole essere un gesto di amicizia che riflette il nostro amore per la vita, una mano tesa verso chi vivrà, più di tutti, le conseguenze di un mondo oscuro. Io, Miguel Benasayag, sono nato e vissuto prima del ‘punto critico’ del grande disastro, ecologico in primo luogo, che stiamo sperimentando. Teo, più giovane, invece, ha conosciuto solo il ‘mondo del dopo’.

Quando è cominciato

Non che il disastro sia cominciato recentemente, come un evento imprevisto che compare all’improvviso e ci lascia stupiti. La distruzione dell’ambiente prodotta durante l’epoca dell’Antropocene non è avvenuta in un giorno preciso, ma è avanzata a poco a poco, per poi apparire chiaramente.

Prima, al massimo, si intravedevano le possibili conseguenze del modo di agire che ha dominato per secoli in Occidente, legato a una concezione che ha fatto dell’uomo il solo soggetto sul pianeta, slegato dagli ecosistemi che lo costituiscono per diventare il protagonista di una Storia che avanzava trionfalmente a suon di progresso, innovazioni e una sempre maggiore potenza tecno-scientifica.

Il rapporto passato con la natura di Miguel Benasayag

Quando ero un giovane studente di medicina, ricordo di aver assistito a un evento in cui una giornalista parlava del problema dell’inquinamento dell’aria a Londra, questione che all’epoca ci lasciava stupiti e ci interpellava soltanto parzialmente. Il mondo in cui ho vissuto per gran parte della mia vita, sicuramente per tutta la mia giovinezza, infondeva una sensazione di stabilità e permanenza. Quando pensavamo alle altre specie animali, quando ammiravamo la bellezza delle forme viventi con cui condividiamo il pianeta, non avvertivamo la tristezza di saperli in via di estinzione. Si trattava di elementi che facevano parte della nostra vita e che, semplicemente, esistevano.

Quando passeggiavo in un bosco, uscendo da Buenos Aires per respirare l’aria pulita lungo il delta del fiume o nella Pampa, quando, con alcuni amici, andavamo a visitare le terre abitate dagli indios nel Nord- Ovest dell’Argentina, o ci dirigevamo verso la Patagonia imbiancata di neve e ghiacciai, la preoccupazione non era un sentimento dominante. Potevamo ammirare un paesaggio che sembrava durare da tempo, che sembrava corrispondere, nonostante i grandi cambiamenti, soprattutto demografi ci e tecnologici, alle descrizioni dei nostri avi, fondatori dell’Argentina.

Allora, d’estate, andavo a lavorare guidando la transumanza delle mucche nella Pampa, con poche altre persone, per guadagnare qualche soldo, divertirmi e godere di quel paesaggio che mi affascinava. […] Non si trattava certo di un mondo facile e senza preoccupazioni: in Argentina si susseguiva una dittatura militare dopo l’altra. Ma dal punto di vista della vita che continua, del paesaggio che perdura, avevamo una sensazione di solidità e stabilità difficile da capire oggi […].

Durante la mia esperienza nella guerriglia, ricordo che m’inviarono a Tucumán in una selva definita ‘l’impenetrabile’, che noi però dovevamo penetrare con borse pesanti e tutte le armi. La ‘natura’ era lì, e noi con lei.


Convegno CPP 2025 Conflitti e Salute

Miguer Benasayag sarà con noi a Piacenza l’8 novembre!

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Il mondo che cambia

Questo era il mondo in cui io, Miguel Benasayag, sono nato. Poi, a poco a poco, ha cominciato a cambiare.

Inizialmente, il mio lavoro di ricerca scientifica mi ha consentito di capire che la distruzione esisteva ed era già avanzata, che l’inquinamento causava tantissime morti, soprattutto per tumore, che le specie animali stavano scomparendo a una velocità inaudita. Tutto ciò è emerso a poco a poco, fino al raggiungimento di un ‘punto critico’ intorno al nuovo millennio o poco prima.

Non parleremo di questo punto critico da un punto di vista storico, ma crediamo sia innegabile che, attorno al nuovo millennio, la distruzione è apparsa come un’evidenza assoluta, entrando a far parte del senso comune e dell’esperienza quotidiana delle persone. Il mondo del riscaldamento globale, della sesta estinzione di massa, un mondo in cui il sessanta per cento dei vertebrati è scomparso negli ultimi settant’anni, appare minaccioso nel quotidiano, non in un futuro indeterminato.

Il quotidiano è diventato complesso e preoccupante: oramai perfino un’attività spensierata come andare al mare è accompagnata dalla consapevolezza che l’esposizione prolungata al sole, anche a causa dell’allargamento del buco dell’ozono, aumenta il rischio di tumore alla pelle, che esistono alghe pericolosissime per la nostra salute, che la maggior parte delle creme solari contribuisce all’inquinamento del pianeta, e così via. Il superamento del punto critico si manifesta nelle piccole cose della vita di tutti i giorni.

Si può agire secondo Miguel Benasayag.

A me causa grande tristezza sentire le mie figlie, di otto e undici anni, parlare di animali, come il gorilla o l’elefante, preoccupate della loro possibile estinzione. […] La distruzione è entrata a far parte della quotidianità delle persone, grandi o piccole, più o meno informate che siano.

Le mie figlie sanno che a Parigi, la città in cui viviamo, non ci sono quasi più i famosi uccellini che accompagnavano e addolcivano le nostre frenetiche giornate con il loro canto, tanto da essere soprannominati ‘Piaf’, come la celebre cantante della capitale. […]

È in questo panorama desolante che ci muoviamo attualmente. Ed è proprio partendo da qui che con Teo e altri amici del Collettivo Malgré Tout ci poniamo la domanda: come agire in questo caos? […] Siamo arrivati al punto in cui diventa problematico perfino capire come continuare a esistere in un mondo di tale complessità e oscurità.

Ma è proprio per questo che ci mettiamo a scrivere rifiutando alcune risposte che oggi vengono date a questa situazione. Da un lato, i tentativi di non pensare alla minaccia, di divertirsi […] secondo un edonismo cinico che si pretende ludico e distaccato, ma è in realtà una scelta precisa di campo. Dall’altro, le tendenze di tipo ‘apocalittico’, che sviluppano un’estetica della ‘fine del mondo’ peraltro economicamente conveniente (quanti film sulla ‘fine del mondo’ abbiamo dovuto sopportare?). Infine, l’attitudine depressiva e melanconica che dichiara lapidariamente «è tutto finito».

Non si tratta di sperare (per Spinoza, la speranza è una passione triste perché diminuisce la potenza d’agire), ma di capire, con umiltà e sforzo, dove continua la vita in un mondo così difficile.


Estratto dal libro di M. Benasayag, Teodoro Cohen, L’epoca dell’intranquillità. Lettera alle nuove generazioni (Vita e Pensiero).
3 settembre 2025

Foto di Miguel Benasayag sorridente che guarda in camera

Un gesto di amicizia e di amore per la vita di Miguel Benasayag, una mano tesa verso chi vivrà, più di tutti, le conseguenze di un mondo oscuro.

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