Perché legare la carenza conflittuale alla salute? Come ricorda l’OMS, la salute è uno stato di completo benessere mentale e sociale e non semplice assenza di malattia. Un’affermazione estremamente importante perché dov’è la salute quando si dichiara «Non voglio prendere virus e batteri e quindi mi isolo»? Come si può parlare di benessere? Un individuo isolato è un individuo disperato. Siamo esseri sociali e non possiamo stare isolati.
Alcuni punti permettono di dire che la correlazione fra competenza conflittuale, contrapposta alla carenza conflittuale, e salute, ovvero la ricerca di un benessere organico complessivo, appartiene proprio all’area di apprendimento sulla gestione dei conflitti.
La carenza conflittuale nella gestione delle emozioni
La gestione delle emozioni costituisce un punto fondamentale nei processi di salute perché, se si resta irretiti nelle proprie emozioni, si rischia di «rimanere lì». Ad esempio, ho tanti genitori imbrigliati nei sensi di colpa, soprattutto mamme che hanno affrontato un parto difficile che le ha quasi portate all’altro mondo insieme al loro bambino e che, per tutta l’esistenza, si trovano «incastrate» in questa vicenda.
È molto importante non colpevolizzarsi per le malattie, saper essere tempestivi, ma anche attenti e prudenti. Occorre regolare bene le proprie emozioni nei processi di salute perché altrimenti si parte in quarta o viceversa si cerca di eludere un problema. Bisogna sempre, come diciamo nella gestione dei conflitti, sintonizzarsi con le proprie emozioni senza seguirle pedissequamente.
Sintonizzarsi, dialogare, capire. Le emozioni rappresentano una risorsa eccezionale, ma possono diventare dispotiche.
Le informazioni
Oggi come oggi, sulla questione delle informazioni il problema è drammatico perché internet si trova praticamente in ostaggio di tutto il mondo delle influencer e a breve anche dell’AI (Intelligenza Artificiale).
Ritengo che il discorso vada collegato anche al tema conflittuale della capacità di farsi domande, della capacità di decentramento e anche di ascolto delle proprie emozioni. Diversamente, è impossibile avere informazioni attendibili.
Oggi nuotiamo in un marasma di informazioni, eppure stiamo toccando il fondo. Me ne accorgo nel mio lavoro all’università dove i ragazzi e le ragazze che seguo hanno un livello di conoscenze molto basso. Mi trovo spesso impossibilitato a fare una citazione scientifica perché non hanno alcuna correlazione di riferimento.

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La psiche per superare la carenza conflittuale
Rafforzare le proprie difese psichiche costituisce forse il punto più significativo. Il nesso fra stati depressivi e malattia e/o disturbo è ormai comprovato. Esistono ricerche su stati depressivi e calo delle difese immunitarie.
La carenza conflittuale di tipo autolesivo si correla spesso a stati depressivi. Usando il questionario con i genitori, ci rendiamo conto che la mamma depressa può, non solo avere lei stessa complicazioni in termini di salute, ma anche alimentare stati di malessere e di disturbo nei propri figli. Per esempio, alcuni genitori depressi sono ossessionati dalla ricerca di disturbi neuropsichiatrici nei propri pargoli.
Le persone depresse subiscono i conflitti più che gestirli. Dal mio punto di vista, dalla depressione si viene fuori con un apprendimento sulla gestione dei conflitti. Questo aiuta, insieme a tante altre attività sul piano fisico,
come il camminare, tanto più correre. Un’abitudine positiva perché in questo modo si può combattere la ridondanza farmacologica.
Ma allo stesso tempo, la necessità di occuparsi del proprio locus of control, ovvero la capacità di stabilire una correlazione significativa sul piano della gestione dei conflitti tra il sé e l’esterno, forse sarebbe utile piuttosto che buttarsi a sanare i sintomi.
Locus of control
Il locus of control, teorizzato dallo psicologo Julian Rotter, indica la convinzione che ciascuno ha rispetto al controllo della propria vita. Possiamo immaginarlo come un asse: da un lato chi sente di poter incidere sulle proprie scelte (locus interno), dall’altro chi pensa che tutto dipenda da caso o fortuna (locus esterno). Non è una condizione fissa: esperienze, educazione e ambiente possono spostarci lungo quest’asse.
Se attribuiamo i successi alle nostre capacità, rafforziamo fiducia e responsabilità, trovando in noi stessi le risorse per affrontare nuove sfide. Al contrario, chi spiega i risultati con cause esterne rischia di sentirsi impotente, poco capace di leggere le proprie emozioni e più incline a stress o depressione. Qui entra in gioco la carenza conflittuale: se non sappiamo sostare nei conflitti interiori, preferiamo dare la colpa agli altri, perdendo l’occasione di riconoscere i nostri “tasti dolenti” e di trasformarli in apprendimento.
Daniele Novara, testo tratto dalla lectio magistralis “competenza conflittuale e salute”.
10 settembre 2025