Mentre la scuola si accinge alla digitalizzazione della didattica, eliminando l’uso della penna, penso sia importante mettere qualche paletto per evitare che la moda prevalga a prescindere da ogni consapevolezza scientifica, pedagogica e psicoevolutiva.
Ogni cosa a suo tempo
Il punto più importante della questione è che ogni cosa ha il suo tempo e quello che vale per un ragazzo di 15 anni non può valere per un bambino né di un anno, né di tre, né di cinque, né di sei, né di sette, né di otto.
L’infanzia è una fase della vita molto particolare dove la sensorialità, l’esperienzialità, la motricità, il movimento e la socialità devono prevalere su tutto e su tutti. Dare, viceversa, la precedenza assoluta al mondo virtuale appare una scelta estremamente incauta.
Fra la penna elettronica e l’uso della penna su carta quest’ultima ha il vantaggio di poter incidere su un vero materiale fisico sviluppando così, in modo più completo, le tante connessioni neurocerebrali in gioco.
Gli studi sull’uso della penna
Molte ricerche mettono in luce il pericolo di voler a tutti i costi passare dall’uso della penna alla tastiera, come a suo tempo si fece dal pennino alla penna. Non è la stessa cosa.
Già nel 2007, una ricerca pubblicata da Vincent Connelly – psicologo della Oxford Brookes University – e altri sul British Journal of Educational Psychology dimostrava che i temi scritti a mano dai bambini delle scuole primarie erano migliori rispetto a quelli scritti con una tastiera. Addirittura, dallo stesso studio emerse che i temi scritti al computer sembravano fatti da soggetti il cui sviluppo era indietro di due anni (un bambino di terza scriveva quindi come un bambino di prima).
Nel 2011, lo studio di Sandra Sulzenbruck e altri analizzò il rischio che l’utilizzo continuo della tastiera al posto dell’uso della penna per la produzione di testi possa contribuire in modo significativo alla perdita delle capacità di scrittura a mano. I vari studi condotti dalla neuroscienziata norvegese Audrey Van de Meer, dimostrano l’importanza dell’aspetto sensomotorio della penna sulla carta.

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Perché la penna fa bene?
L’uso della penna consente connessioni neurocerebrali articolate e raffinate. Assolutamente improponibili e imparagonabili col puro e semplice battito del dito su una tastiera. Il movimento della mano che traccia lettere e parole, implica, nel bambino che sta incominciando a leggere e a scrivere, il riconoscimento di linee, curve, spazi, creando, dal punto di vista cognitivo, una connessione visivo-motoria.
La scrittura manuale “costringe” in qualche modo a direzionare il movimento della mano a seconda della lettera che si deve scrivere.
Con l’uso della penna, il testo va orientato nello spazio e contenuto all’interno delle dimensioni di un foglio. Tutte queste azioni attivano la corteccia parietale preposta alla capacità di calcolo, linguaggio, orientamento spaziale e memoria.
Più avanti, lo scrivere in corsivo richiederà necessariamente di saper collegare le lettere tra loro. La tastiera non richiede un simile sforzo: basta picchiare su tasti tutti uguali e le parole vengono da sé.
L’uso della penna, inoltre, facilita l’apprendimento anche per i suoi tempi “dilatati” che costringono il cervello a selezionare i concetti più importanti e, di conseguenza, assimilarli meglio.
I rischi della tastiera
I rischi della scrittura su tastiera sono chiari: soprattutto nei bambini piccoli, viene impedito il corretto sviluppo di alcuni meccanismi cognitivi fondamentali.
Sono noti i ritardi che l’uso della televisione, dei videoschermi, dei videogiochi e della tastiera provocano nei processi di lettoscrittura. Occorre ricordarli per evitare, fra anni, di ritrovarci con un aumento drammatico di disgrafie, disortografie se non, addirittura, ritardi nella vera e propria capacità di leggere e scrivere.
Genitori e insegnanti non possono permettere che siano date informazioni non solo sbagliate, ma decisamente in malafede rispetto all’uso della penna. A volte sono gli stessi venditori di questi prodotti che finiscono per promuovere convegni specifici sul passaggio dalla penna alla tastiera.
Le ricerche scientifiche lasciano poco spazio ai dubbi e quindi i bambini vanno, ancora una volta, tutelati nel loro mondo e nel loro pensiero che è pratico, operativo, concreto e sensoriale. Solo in questo modo potranno crescere e raggiungere le altre fasi della vita
Daniele Novara, pedagogista e direttore CPP
14 marzo 2023